Santo Spirito di Ocre e la Genesi dell’Aquila

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Appena fuori dalla città di Aquila, a sud-est di Collemaggio, sorge il Monastero-Fortezza cistercense di Santo Spirito d’Ocre. Giungendo da Fossa, salendo verso lo scenografico triangolo di rocche da cui si affacciano a valle il Monastero-Fortezza di Santo Spirito, il Convento di Sant’Angelo d’Ocre e il Castello di Ocre, si giunge al bivio delle stradine che conducono in questi lembi di terra dove si è verificata, nel corso di quasi quattromila anni, una concentrazione di storie ed eventi legati alla dimensione del sacro come in nessun altro luogo. Svoltando a sinistra si giunge dopo poche centinaia di metri nella fortezza cistercense, nel lato ovest. Adagiato tra le asprezze delle montagne appartate e silenti, il monastero domina la Valle dell’Aterno fino alla prospiciente catena del Gran Sasso d’Italia, un vasto territorio con strade millenarie, abbazie, fortezze, monasteri e straordinari borghi medievali, dove si percepiscono ancora i passi di popoli mitici come i Sabini, i Romani, i Longobardi.

E’ qui, nel luogo ideale del precetto cistercense, che i monaci dell’Ordine di Bernardo di Chiaravalle eressero il loro principale insediamento della vallata aquilana, dipendente da S. Maria di Casanova (vicino Penne) e a sua volta dalla casamadre di Casamari. La prima chiesetta sulla rupe, su un terreno donatogli dal conte Berardo d’Ocre, il fido cistercense-templare dell’imperatore Federico II di Svevia, feudatario di Ocre, fu fondata dal Beato Placido da Roio nel 1222. Si narra che il Beato, inizialmente stabilitosi in una grotta inaccessibile più a monte, fu persuaso ad erigere la chiesetta (ancora oggi esistente) in una zona più raggiungibile ai sempre più numerosi seguaci speranzosi di beneficiare dei suoi miracoli. Con il beneplacito dell’imperatore svevo ebbe inizio la penetrazione dei monaci cistercensi, i capostipiti dei Cavalieri Templari, che individuarono nel sito del Beato Placido il luogo ideale per la loro fondazione, sia per la posizione appartata e dominante, sia per l’abbondanza di acqua e materiale di riuso reperibile dai resti di edificazione vestine, sabine e romane, tuttora sparse qua e la per il monastero o incastonate nella struttura muraria.

L’Ordine dei Cistercensi sono la fonte da cui attinse e deriva gran parte della storia della Chiesa di Roma e di tutto il continente. Furono i capostipiti dei più noti Cavalieri Templari dei quali altro non erano che il loro braccio armato. Ad essi si ispirò il Re di Sicilia Federico II di Svevia. Grazie al loro mirabolante sviluppo di tecniche di costruzione, d’ingegneria e conoscenze costruttive, eresse le sue dimore, i suoi castelli e le città. Tuttavia, come al solito, tali basilari particolari sfuggono o vengono sfumati quando si discute della nascita della città di Aquila. Il monastero-fortezza di Santo Spirito d’Ocre conserva il codice genetico della creazione di Aquila, la dimostrazione che a volte non servono prove scritte e documentazioni per capire che in questi luoghi fu concepito il progetto urbanistico della città. Vi troveremo esempi di tecniche costruttive e di muratura riscontrabili in alcune chiese aquilane, Collemaggio per prima, il tutto a distanza di voce dal cucuzzolo su cui si possono ancora ammirare i resti del Castello di Ocre, l’unico dei 99 castelli che il re di Sicilia preservò dalla distruzione quando impose l’agglomeramento degli altri nella sorgente città di Aquila: quello del cistercense Gualtiero d’Ocre.

Entrando nel monastero la suggestione è totale. Scrigno di misticismo e spiritualità, è edificato secondo un modello urbanistico razionale, funzionale e solido. La disposizione armoniosa delle parti, solo apparentemente imperfetta, mostra come gli esponenti dell’Ordine conoscevano molto bene le discipline come l’astrologia, l’alchimia, la geometria sacra e la numerologia, oltre naturalmente all’astronomia e la geomanzia. Il monastero occupa un’area rettangolare con alte mura perimetrali che lo isolano quasi completamente dal territorio circostante tenuto sotto controllo da qualsiasi punto del monastero. Lungo i lati del chiostro centrale sono situati la chiesa (allineata come regola sull’asse est-ovest), il refettorio, il dormitorio e la sala capitolare, anch’esse secondo le norme dispositive cistercensi. Attraverso gli stretti percorsi interni che sfociano in ampie sale refettorio e dormitori rigorosamente separati tra monaci e conversi si percepisce lo stile di vita dell’Ordine, si rintracciano simboli templari, si aprono ora scorci, ora stupefacenti visuali architettoniche e naturali tra le montagne maestose e incontaminate; tracce emergono dalla necropoli italica sottostante il Monte Cerro, straordinario esempio della ricerca dell’immanente dei popoli antichissimi.

La sola chiesa a singola navata merita la visita al monastero. Vi accediamo dal chiostro attraverso l’antico percorso dei monaci che entravano dal lato dell’abside, i conversi avevano un altro accesso dal lato della facciata inglobata nel monastero. Appena dopo l’uscio un’iscrizione inneggiante a Bernardo di Chiaravalle, gran riformatore dei Cistercensi e dei Templari, ci preannuncia grandi sensazioni. La volta e l’abside sono affrescati da modesti artisti rinascimentali. Svariate sono le incisioni di croci rosse templari circoscritte da un cerchio perfetto. Tra residui di colonne e capitelli di antichi edifici romani ci rechiamo verso un portale tipicamente borgognone sormontato da un architrave sigillato da una croce templare. Ci soffermiamo a contemplare un affresco bizantineggiante con scene di monaci cistercensi.

Tornando verso l’abside entriamo nel piccolo edificio che fu la chiesetta eretta dal Beato Placido, l’origine del monastero, la genesi dell’Aquila. Le quattro pareti sono interamente affrescate e purtroppo danneggiate da scritte di vandali. Nella parete di sinistra è raffigurata l’intera vita del Beato Placido da cui è possibile dedurre anche scene di monaci cistercensi impegnati nelle varie attività. Si pronunciano chiaramente i decori nelle parti basse delle pareti con i motivi che ritroveremo sul pavimento di Santa Maria di Collemaggio, ennesimo eloquente indizio sulla paternità dei primi edificatori della basilica di Celestino V.

Il Monastero-Fortezza di Santo Spirito oggi è tornato a vivere nel rispetto della visione e dell’impostazione per cui è stato concepito. Questo luogo di ristoro per l’anima è diventato un centro culturale e ricettivo turistico conservandone l’originario misticismo. Grazie al Comune di Ocre, che ha saputo credere nel progetto, il sogno è diventato realtà . Santo Spirito è gestito da Gianluca Sordini. Tutti gli spazi, interni ed esterni, sono stati ristrutturati secondo la destinazione d’uso che già i monaci cistercensi avevano stabilito. Dodici stanze ricavate dai dormitori al primo piano sono essenziali e confortevoli, arredate con mobili in legno, tessuti naturali e dotate di servizi privati, televisore a colori e telefono sono a disposizione degli ospiti. Questa è la filosofia che ispira Santo Spirito, luogo specialissimo, incastonato tra storia, natura e tradizioni, che invita alla sosta il turista itinerante, disposto a farsi prendere da “incantamento”.

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